di Giovanna Mozzillo (Marlin editore)

Alcuni romanzi sono arte pura. Mostrano tempi e luoghi lontani, narrano usi e costumi rivelando modi, pensieri ed emozioni antiche eppure così vicine al nostro sentire.
La straordinaria Giovanna Mozzillo ci conduce nel Seicento, nella Napoli barocca governata dai viceré. Misteriosa e affascinante, oscura e luminosa come un dipinto del Caravaggio. Per farcela vivere appieno ha scelto di studiarne ogni dettaglio, così che i personaggi di questo romanzo possano esprimere pienamente la propria epoca per raccontarci la storia di una conquista, che come tutte le conquiste costerà sangue e dolore. La storia di due donne che spezzano catene di soprusi e convenzioni per diventare protagoniste della propria vita grazie ad amori non convenzionali. Così Ippolita e Lucrezia, madre e figlia di nobili natali, si innamorano. L’una di un sacerdote che, in piena crisi mistica, ripudia i dettami di Santa madre Chiesa. L’altra di un castrato, famoso nelle corti di tutta Europa ma di umili origini.
Niente riesce a fermarle, né la peste scoppiata in città che le costringe a riparare negli Abruzzi, né le reiterate minacce. Andranno incontro al proprio destino, ebbre di amore, passione e di quella felicità che mai avevano assaporato. Pronte anche a morirne, ma finalmente libere.

LA CITAZIONE:
“E’ come se solo oggi lei fosse nata alla vita. Come se solo oggi fosse stata rivelata a se stessa. Come se, ecco, fino a ora fosse stata costretta a procedere lungo un percorso obbligato, un percorso monotono e ripetitivo, in cui l’alternativa alla noia era rappresentata esclusivamente dal dolore. E ora finalmente fosse uscita da quella strettoia. Scoprendo la felicità.”

 

 

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