di Elsa Morante (Giulio Einaudi Editore)

Quando presento i miei libri, spesso capita che mi venga chiesto qual’è il mio romanzo preferito. Per una lettrice accanita, quale io sono, non è facile rispondere. Ma oggi, come durante le mie presentazioni, cito un libro su tutti: La Storia di Elsa Morante.
Questo romanzo è capace di entrare dentro e scuotere il lettore fino alle lacrime.
È la storia di Ida, ebrea da parte di madre, ma battezzata cattolica; una storia che ha inizio nel sud Italia, a Cosenza, e che si sposta a Roma, dove Ida andrà a vivere insieme a suo marito Alfio, che di lì a qualche anno la lascerà vedova.
È la storia di Nino, il figlio nato da quel matrimonio; un ragazzo appassionato e intemperante, tanto nell’incoscienza che lo spinge prima a indossare spavaldamente la camicia nera, quanto nell’acquisita consapevolezza che lo vede poi diventare partigiano.
È la storia di due cani: Blitz e poi Bella, una cagna che risplende nella sua umanità contrapposta alla disumanità e alla brutalità del tempo in cui si svolge il romanzo, ambientato nel periodo che va dalla seconda guerra mondiale fino al dopoguerra.
È la storia di una Roma devastata; di una città messa in ginocchio, affollata, martoriata, disperata e, nonostante tutto, viva.
Ma è soprattuto la storia di Giuseppe, che il fratello maggiore Nino soprannominerà Useppe, figlio della violenza da parte di un soldato nazista, figlio della colpa, figlio incolpevole, inizialmente celato agli occhi della gente, rinchiuso per non essere mostrato al mondo. Useppe, un bimbo che con la sua innocenza farà vibrare l’animo di chi lo conoscerà attraverso questa Storia, un capolavoro assoluto, dolce, amaro e indimenticabile come solo i capolavori sanno essere.

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